Don Silverio Mura ha abusato di Diego (nome di fantasia), quando lui aveva soltanto 13 anni. Dinanzi all’ennesimo caso di pedofilia nel mondo della Chiesa, la Curia di Napoli ha risposto alle pressioni di Diego offrendogli 250 euro come risarcimento.
La vittima, intervistata dal Fatto Quotidiano, ha così raccontato la sua tragedia:
‘Avevo 13 anni, il mio professore di religione era don S., un sacerdote molto stimato. Io venivo da una famiglia religiosissima, mio padre quando andavamo in vacanza ci portava a visitare i santuari. Così quando il sacerdote mi ha detto se volevo andare a pranzo da lui a me è sembrato un onore. Non avrei mai immaginato quello che è successo dopo’.
Il ‘dopo’ fa parte dell’inenarrabile che ancora oggi affligge la mente di Diego: il sacerdote, approfittando dell’ingenuità del giovane ragazzo, lo ha avvicinato a sé, ha cominciato a baciarlo e a molestarlo.
Il fatto ancor più terribile è che, secondo quando dichiarato da Diego, le violenze si sono protratte per anni: nel frattempo Don Silverio era diventato una persona di famiglia, quindi le occasioni di stare vicino al giovane si erano moltiplicate.
Diego ha tentato, credendo di avercela fatta, di rimuovere quell’orribile aspetto della sua vita, ma poi, a 39 anni, come sempre accade, i brutti ricordi sono tornati a bussare alla sua mente, mandandolo letteralmente nel panico. La condizione psicologica del ragazzo è inevitabilmente crollata.
Grazie al suo medico, ha deciso di rintracciare il sacerdote, registrando l’intera conversazione: il prete non ha negato le molestie, tuttavia essendo trascorsi 20 anni, il reato è caduto in prescrizione.
Diego non ha voluto fermarsi dinanzi a una follia legislativa, così si è rivolto alla Chiesa. La risposta ottenuta dalla Curia di Napoli ha dell’incredibile: 250 euro di risarcimento. Per lui è stato come subire un’altra violenza, quella morale, che va ad aggiungersi a un dolore che dentro di lui non è mai scomparso.
Ma nonostante tutto, è andato avanti, si è rivolto al Vaticano con una lettera rivolta alla Segreteria di Stato.
La risposta scritta, che ha ottenuto, ha il sapore di una comunicazione routinaria, impersonale e raggelante: ‘Sua Santità la ringrazia e invoca su di lei la protezione della Vergine Maria. Quanto è stato da lei comunicato è stato portato all’attenzione dell’autorità competente’.
Diego, dentro di sé è sempre più afflitto, ha persino minacciato di togliersi la vita. A quel punto la Chiesa una segnale l’ha mandato, ma non certo quello che si aspettava la vittima: è stato segnalato alla Questura e gli è stato ritirato il porto d’armi (lui è una guardia giurata).
Ora, a Diego, è rimasto soltanto lo sciopero della fame.