[veedioplatform code=”c6645c29f3dd1a45c558bec7869f3f45″]
Non c’è differenza tra l’opera di uno sconosciuto e di un artista famoso perché qualunque cosa può essere arte, anche un semplice oggetto, se crea un effetto scioccante in chi guarda. Parola di Vittorio Sgarbi nell’intervista che ci ha rilasciato in un pomeriggio pieno di impegni. Davanti all’ennesimo fraintendimento sull’arte contemporanea con un 17enne diventato star del web per aver creato una finta installazione artistica , abbiamo cercato di capire cosa sia davvero l’arte contemporanea, affidandoci alle parole di un esperto. Il giovane si trovava al MoMa di San Francisco e ha iniziato una discussione con gli amici su cosa sia l’arte oggi. Per dimostrare la sua tesi, ha appoggiato degli occhiali da vista sul pavimento e ha atteso la reazione della gente: in molti si sono fermati a guardarli e a fotografarli, come se fosse una vera installazione artistica. Il caso è solo l’ultimo di una serie di episodi che raccontano come sia difficile per la gente comune avvicinarsi al mondo dell’arte contemporanea: siamo noi a non capire o è l’arte contemporanea a essere troppo difficile? Lo abbiamo chiesto all’esperto in materia, Vittorio Sgarbi.
La vicenda del 17enne al MoMa è sicuramente esemplificativa, ma non è la sola. In Olanda, due ragazzi hanno portato una stampa Ikea da 10 euro all’interno di un museo e l’hanno mostrata agli esperti, arrivando a stime milionarie. Diverse volte, gli addetti alle pulizie non hanno saputo distinguere tra spazzatura e opere d’arte e le hanno distrutte: è successo a Dortmund con l’istallazione di Martin Kippenberger e, più di recente, al Museion di Bolzano.
Professore, come commenta quanto accaduto al museo di San Francisco?
“Credo che sia una cosa significativa della situazione in cui ci troviamo da anni”, ci dice Vittorio Sgarbi al telefono. “Gli oggetti sono entrati nei musei, rivalutando il rapporto per cui il museo è fatto per contenere cose belle, e ha determinato questo effetto: che qualunque cosa entri in un museo diventa bella, cioè degna di essere vista. Il contenitore nobilita la materia, anche la merda (il riferimento è alla celebre opera dell’artista italiano Piero Manzoni ndr). Lui ha interpretato perfettamente questa situazione: ha preso un oggetto qualunque che per un artista potrebbe essere anche una testimonianza autobiografica. L’ha fatto senza essere famoso ma l’effetto è lo stesso. Non c’è differenza tra l’opera fatta da uno famoso e uno no e questo crea degli effetti particolarmente scioccanti: l’opera d’arte non ha più un suo statuto in cui si riconosce in quanto tale, ma viene nominata in quanto tale. Questo cambia molte cose”.
Come legge la reazione del web a questo scherzo? I tweet del giovane sono diventati subito virali.
“Le persone comuni capiscono l’aspetto grottesco, che l’arte è una truffa, un trucco perché, in maniera molto facile, si riesce a far diventare cosa qualunque un’opera d’arte. Non è la comprensione dell’arte, è la comprensione del meccanismo fraudolento. Dopo un po’ chiunque lo capisce”.
Cosa distingue allora l’opera di un 17enne sconosciuto da quella di un artista affermato?
“Niente. Nulla di nulla. Forse una cosa sola. L’artista affermato ha un solo plus valore che è il suo nome. Per un artista il suo nome vale forse di più, come dover scegliere tra gli occhiali di quel ragazzo e quelli di Andy Warhol”.