Selma aveva 49 anni, era una profuga palestinese arrivata su un barcone al porto di Siracusa nel 2013. Era scappata col marito e due figli adolescenti dalla Siria dilaniata in guerra. Nonostante i soccorsi della Guardia costiera italiana Selma perse la vita in seguito a una caduta avvenuta nel passaggio sul barcone, prima della traversata nel Canale di Sicilia. Gli organi della donna vennero donati a tre italiani, da tempo in attesa di trapianto. La storia di Selma è diventata un libro, una graphic novel intitolata ‘Vivere’ realizzata da Ugo Bertotti, che ha presentato recentemente il volume a Palermo, la città dove, all’ISMETT, il fegato e il rene della donna vennero trapiantati.
Il reportage a fumetti di Ugo Bertotti (già autore de ‘Il mondo di Aisha’) dal titolo ‘Vivere‘ (edizioni Coconino Press-Fandango) ripercorre la storia di Selma tramite un’accurata raccolta di testimonianze dei familiari, di chi l’ha conosciuta e dei medici dell’ospedale di Siracusa, dove la donna ha perso la vita, e del centro siciliano di eccellenza nel settore dei trapianti. Ma ha parlato anche con chi ha ricevuto l’ultimo dono della donna.
Alla presentazione del libro a Palermo c’erano anche il professore esperto di trapianti Bruno Gridelli – che ha scritto la postfazione – e il medico palestinese Hasan Awad, che si occupò di Selma: “Tra noi due si era instaurato un rapporto speciale – racconta emozionato quest’ultimo – Il momento più difficile è stato quando ho dovuto dire ai familiari che non c’era più attività cerebrale e se volevano donare gli organi di Selma. “Facciamo ciò che è giusto”, risposero. Una vicenda umana che non dimenticherò mai“.
La generosità di questa famiglia di profughi ha lasciato un segno tangibile: il fegato e un rene di Selma furono assegnati proprio all’Istituto Mediterraneo di alta specializzazione per i trapianti, il primo organo fu destinato a un uomo di 66 anni, siciliano ma residente in Calabria e il secondo a un uomo di 41 anni di Ragusa. L’altro rene fu invece trapiantato al Policlinico di Catania su una donna calabrese di 60 anni in urgenza.
Il professor Bruno Gridelli ha quindi raccontato il rapporto con i pazienti riceventi, in attesa di un trapianto: “Il più delle volte si crea un rapporto con loro ma non percepiamo lontanamente cosa voglia dire vivere in attesa di un trapianto – dice ancora Gridelli – Ne parliamo e sappiamo che è una sofferenza. Molte delle persone che vengono raccontate nel libro le conoscevo ma non sono mai stato dall’altra parte, mentre Ugo Bertotti lo ha saputo raccontare”. E conclude: “E’ stata un’esperienza che mi ha aiutato a capire di più quello che faccio. Credo che se c’è una cosa che ho capito invecchiando è che ognuno di noi vuole la stessa cosa: invece di concentrarci sulle differenze è meglio concentrarsi su ciò che ci accomuna, e questo emerge dal libro”.
Ma come è nata l’idea di fare un ‘fumetto’? “La vecchia idea mia e del professor Gridelli era di fare qualcosa sulla donazione – racconta l’autore Bertotti – poi nel 2014 ci siamo sentiti e lui mi propose questa storia avvenuta a Siracusa, la storia di Selma che aveva donato i suoi organi. Di per sé l’argomento per chi fa fumetti non è facile. In genere, chi fa fumetti è una persona che lavora da sola. E di solito nei fumetti ci sono supereroi. Ma quando si entra in una storia del genere, la cosa più bella e interessante è la possibilità e la prospettiva che ti danno delle persone che ti raccontano le loro vite. In questo modo si sposta il binario narrativo. E si entra nella storia che cresce e che diventa un’opera nel corso del tempo”.
Bertotti nel suo libro Vivere ha raccontato con pudore e delicatezza una storia vera e drammatica, carica di umanità. La storia di un dono che ha trasformato il dolore in speranza per altre persone, grazie al trapianto di organi.
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