Elia Viviani ha vinto la medaglio d’oro nell’eliminazione ai Mondiali di ciclismo su pista di Saint-Quentin-en-Yvelines, sede dei Giochi di Parigi 2024. Una conferma per il ciclista già campione olimpico di Rio 2016, che arriva prima del neozelandese Corbin Strong e del brittanico Ehann Vernon.
Una conferma che porta soprattutto l’Italia al secondo posto del medagliere con quattro ori su sette podi conquistati.
Elia Viviani è di nuovo campione del mondo nell’eliminazione. Dopo il trionfo dello scorso anno a Roubaix, il ciclista veneto bissa il successo a Saint-Quentin-en-Yvelines e porta a quattro le medaglie d’oro conquistate dall’Italia ai Mondiali di ciclismo su pista, un medagliere talmente prezioso che meglio di noi ha fatto solo l’Olanda.
E quindi dopo Filippo (Top)Ganna nell’inseguimento individuale, dopo le ragazze dell’inseguimento a squadre e dopo Martina Fidanza nello scratch, il primo gradino del podio si colora un’altra volta di azzurro, anzi di tricolore, con l’inno di Mameli che è risuonato nella stessa pista che farà da palcoscenico alle Olimpiadi del 2024 di Parigi. E che ha regalato anche tre medaglie d’argento rispettivamente a Jonathan Milan nella gara vinta dal piemontese, ai ragazzi nell’inseguimento a squadre e a Rachele Barbieri nella corsa a eliminazione.
Il ciclista veneto è arrivato davanti al neozelandese Corbin Strong, che ha superato alla penultima curva, e il britannico Ethan Vernon, dopo aver eliminato gli altri 22 concorrenti. Dopo tutto, lo aveva detto anche lui che la gara di oggi, che ha chiuso anche la rassegna iridata, sarebbe stata la sua occasione di riscatto, e così è stato: uomo di parola.
Elia Viviani, però, è già un nome noto al mondo degli appassionati di sport. Nato il 7 febbraio del 1989 a Isola della Scala, in provincia di Verona, non si innamora da subito del ciclismo, la passione nasce solo a otto anni dopo aver provato sia con il tennis, sia con il pattinaggio e il calcio. Grazie a un amico, dicevamo, inizia e da subito si concentra su quello su strada, sia su quello su pista.
È un ragazzo prodigio e nel 2010, a 21 anni, diventa un professionista. In carriera vince cinque tappe del Giro d’Italia, nel 2018 fa il record: sono quattro le gare della corsa rosa che riesce a portare a casa e infatti, vince anche la maglia ciclamino della classifica a punti. Nei Grandi Giri, vince anche tre tappe della Vuelta di Spagna (sempre nel 2018) e centra anche un successo nel Tour de France l’anno dopo.
Sono gli anni suoi, in pratica, galvanizzato soprattutto dalla conquista della medaglia d’oro nell’omnium ai giochi a cinque cerchi di Rio 2016, cinque anni dopo, alle Olimpiadi di Tokyo del 2020, non riesce nell’impresa, e da portabandiera vince solo, si fa per dire, il bronzo nella stessa specialità.
A livello mondiale, dicevamo, è salito sei volte sul podio: due al primo posto, due al secondo e, quindi, due al terzo, quasi tutte in specialità diverse, per giunta. In Europa vince otto titoli.
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