Vladimir Luxuria a TV2000 non ci va più. Invitata a prender parte ad una trasmissione della TV dei Vescovi, la paladina dei diritti LGBT è stata altresì invitata a non presentarsi più negli studi dell’emittente televisiva. «Forse pensavano che avrei commentato le parole di Bagnasco», ha detto la showgirl, mentre solo ieri il presidente CEI si è rivolto alle famiglie non tradizionali, quindi anche alle coppie gay, parlando di «nuove figure» che «hanno l’unico scopo di confondere la gente e di essere una specie di cavallo di troia di classica memoria». A proposito di confusione però, a spiegare i motivi dell’ospitata rinviata è la stessa Vladimir Luxuria.
«Io avevo accettato l’invito di TV2000 perché credo in maniera convinta nel dialogo. Credo che si possano abbattere anche questi muri. Avevo interpretato l’invito come un segnale d’apertura», ha detto.
Vlady infatti, avrebbe dovuto essere ospite stasera 11 novembre nel corso della trasmissione TG TG per commentare i fatti del giorno, ma il suo invito è stato evidentemente rimandato al mittente:
«Mi ha chiamato il direttore Paolo Ruffini e mi ha chiesto di rimandare a data da destinarsi, perché la mia presenza sarebbe stata in concomitanza con i lavori dell’assemblea Cei», spiega Luxuria all’Ansa.
Del resto quest’ultima nota è considerata tra le motivazioni ufficiali per spiegare la sorte capitata all’ex onorevole del cento-sinistra, sempre tra le cronache dei giornali per il profuso impegno da paladina dei diritti civili dei cosiddetti diversi.
La TV dei Vescovi in effetti, sembra intenzionata a ospitare la showgirl in un secondo momento, ma non è dato sapere cosa accadrà ora.
Solo questo è certo: le motivazioni addotte circa la richiesta di sospensione dell’ospitata TV hanno portato Vladimir Luxuria a non essere presente a TV2000, come inizialmente previsto e auspicato dall’emittente stessa.
Una scelta che nello spirito di questa vicenda, non sembra tenere conto del bagno di umiltà che qualche mese fa ha tenuto Papa Francesco, massimo rappresentante della Chiesa, davanti a tutte le famiglie italiane, quando a gran voce pronunciò l’ormai storica frase volta al cambiamento: «Chi sono io per giudicare un gay?».
A proposito di giudicare e pre-giudicare, nel rapporto tra Chiesa e sessualità delle persone, è emblematico per certi versi quanto riporta l’autore Daniele Borrillo parlando di omosessualità dal punto di vista della religione cristiana. Seppur dal Manuale dei Disturbi Diagnostici l’omosessualità è sparita da 38 anni, non più ritenuta una malattia della personalità, in un documento non troppo datato della Congregazione per la dottrina della fede, quanto il Vaticano dice a tal proposito fa sì che la Chiesa consideri effettivamente quanto segue:
«Questo giudizio della Scrittura non consente di concludere che tutti coloro che soffrono di tale anomalia ne siano personalmente responsabili, ma dichiara che gli atti omosessuali sono intrinsecamente disordinati e che non possono in nessun caso ricevere una qualunque approvazione» (Omofobia. Storia e critica di un pregiudizio, Daniele Borrillo, Dedalo, pagina 53).