Vodafone ha rilasciato dati inquietanti sul numero di intercettazioni o meglio dire di richiesta di dati personali sui cittadini che i governi richiedono per scoprire il contenuto di messaggi o chiamate, dove sono state effettuate, quando e da chi. L’Italia è la nazione con più richieste legali di questi cosiddetti metadata, con oltre 600.000, ma in realtà è solo la punta dell’iceberg perché in diversi paesi le agenzie di sorveglianza locali hanno accesso diretto alle reti tramite appositi cavi e dunque possono arbitrariamente decidere come e quando origliare. Che l’Italia sia uno di questi non ci è dato saperlo dato che la multinazionale rosso-bianca ha deciso di proteggere le proprie divisioni non rivelando in quali paesi i cavi siano operativi. Ma la situazione è quantomai preoccupante.
Vodafone rompe gli indugi e pubblica una corposa indagine (attraverso il Guardian), un report interno sul numero di richieste che ha ricevuto da parte dei governi nei quali opera. In quanto la più grande società di telecomunicazioni può offrire una finestra decisamente interessante sull’abitudine di un paese rispetto a un altro. Ma oltre al numero di queste richieste c’è una parte sommersa che lancia inquietanti ombre su un’abitudine che di certo non aveva mai fatto mistero di esistere, ma della quale non si era mai conosciuta l’entità. Si consideri poi che Vodafone non è certo l’unico operatore, dunque i numeri sono da moltiplicare verosimilmente per 3, 4 anche 5 a seconda dei paesi.
È dunque l’Italia la nazione dei record secondo il report di Vodafone: nessun altro paese ha inviato così tante richieste legali di dati sui clienti. Ma di quali dati stiamo parlando? Di localizzazione geografica (ossia dove si sta chiamando, messaggiando o navigando) di orario e data di connessione alla rete o di indicazioni varie sui contenuti delle comunicazioni e su autore e destinatario delle stesse. Al secondo posto di questa graduatoria troviamo – davvero ben distanziate – La Spagna con 48.679 e poi il Portogallo con 28.145. Cosa può significare questo scarto davvero ingente rispetto ai nostri vicini di casa nel Vecchio Continente? Che l’Italia può anche non essere la più “intercettatrice”, per due motivi.
Il primo è che buona parte degli altri paesi ha accesso diretto alla rete grazie ai fantomatici cavi che regalano piena libertà ai governi di poter accedere ai dati come e quando credono. Dunque ne consegue che i numeri degli altri stati sono inferiori dato che non c’è bisogno di richiedere formalmente a Vodafone “il permesso” di spiare. Il secondo è che ci sono paesi come Albania, Egitto, Ungheria, India, Malta, Qatar, Romania, Sud Africa e Turchia, nei quali è illegale divulgare informazioni relative alle intercettazioni. Dunque tutto suggerisce che il volume sia di molto superiore a quello italiano. Ma non c’è da esultare: a un anno quasi esatto dalle rivelazioni di Edward Snowden a proposito delle intecettazioni a tappeto dell’americana Nsa, il pericolo del Grande Fratello è sempre più concreto.
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