Dove si reca più spesso, con i voli di Stato, il ministro degli Esteri Angelino Alfano? All’estero, direte voi. Sbagliato: in Sicilia. La sua Sicilia. Il suo fortino elettorale. Un’inchiesta de Il Giornale ha dimostrato come il ministro Alfano dall’inizio del 2017 abbia già effettuato 39 viaggi in Sicilia.
A bordo di voli di Stato o con jet privati che agli italiani costano 6mila euro all’ora. Tutto rendicontato, spiega il quotidiano milanese, sul portale della presidenza del Consiglio dei ministri, alla voce “voli di Stato”.
Che va a fare così spesso Alfano in Sicilia? A coltivare il proprio elettorale, a risolvere le grane della campagna elettorale per le Regionali.
Come vola Alfano in Sicilia? A bordo degli aerei dell’Esercito (31° Stormo dell’Aeronautica militare) o con i costosi jet privati della C.A.I. (Compagnia aeronautica italiana Spa, in convenzione alla presidenza del Consiglio). Un Falcon 900, tra pilota ed equipaggio, può arrivare a costare anche 6mila euro all’ora.
Alfano spesso ha volato in Sicilia, a Palermo o Catania, per tornare a Roma nello stesso giorno. A gennaio risulta che il ministro abbia volato nell’isola sei volte, ufficialmente per motivi istituzionali e di sicurezza.
A febbraio due volte, a marzo niente, ad aprile quattro voli per Catania, a maggio tre voli, anche a Palermo. A giugno, con l’avvicinarsi delle elezioni regionali di novembre, ben dieci voli in Sicilia a spese dello Stato.
«È ora di finirla con l’uso smodato dei mezzi dello Stato»
E Luca Marco Comellini, segretario del Partito per la tutela dei diritti di militari e forze di polizia (Pdm), sempre sulle pagine de Il Giornale tuona: «È ora di finirla con l’uso smodato dei mezzi dello Stato. Dalle macchine per andare a vedere le partite di pallone agli aerei utilizzati come taxi per andare a casa o rientrare nella capitale dopo il fine settimana. La notizia che il ministro Alfano utilizza spesso velivoli in convenzione solleva molte domande sulla necessità e sull’opportunità. Accampare ragioni di sicurezza e volerle giustificare a tutti i costi mi sembra difficile ma ciò che emerge chiaramente è che oltre alla flotta di Stato i ministri utilizzino anche vettori privati. Ma chi paga?».
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