Marketa Vondrousova è la regina di Wimbledon. È la prima volta che una tennista fuori dalle teste di serie vince i Championships.
L’edizione 2023 di Wimbledon passa alla storia come la prima vinta da una tennista fuori dalle teste di serie. Marketa Vondrousova vince il suo primo Slam da numero 42 del mondo, facendo fuori la tunisina Ons Jabeur con il punteggio di 6-4, 6-4, sconfitta anche lo scorso anno in finale sull’erba di Londra. Domani alle 15 sul centrale la finale maschile tra Alcaraz e Djokovic.
Wimbledon, finale femminile: trionfa Marketa Vondrousova
Ancora un ko in finale per Ons Jabeur, 1° Slam per la Vondrousova. La tennista ceca si è conquistata il suo primo titolo Slam battendo la numero 6 WTA che già lo scorso anno aveva dovuto dire addio ai Championship da seconda classificata – da numero 3 contro la Rubakyna – ancora da favorita.
Wimbledon ha dunque la sua nuova campionessa, la nuova regina di Londra che per la prima volta non appartiene alle tenniste che hanno cominciato il torneo da testa di serie. Dura meno di un’ora e mezza la gara, avvincente ed equilibrata con diversi break da una parte e dall’altra ma terminata in due set con il medesimo punteggio, 6-4, 6-4.
Il primo set vede però una Jabeur più intraprendente, che grazie all’esperienza riesce a sciogliere prima la tensione entrando in campo con decisione e portandosi subito sul 2-0. L’aggancio però di Vondrousova è immediato. La ceca breaka portandosi sull’1-2, poi tiene faticosamente il servizio ed annulla anche due palle break che avrebbero portato la tunisina sul punteggio di 3-1. Passata la paura per Vondrousova, l’incontro si sposta psicologicamente dalla sua parte e la numero 6 al mondo inizia ad accusare la tensione. La tunisina arrancata, non riuscendo a consolidare il vantaggio prima, incartandosi al servizio nella seconda parte del primo set. La Vondrousova mette in fila 4 game consecutivi e si aggiudica il primo set con il punteggio di 6-4 dopo quaranta minuti.
Il secondo set si apre con lo stesso copione del finale del primo. La tensione attanaglia ancora Jabeur, la quale si fa breakare subito in apertura. Il game vinto dalla ceca però non chiude la contesa, anzi, la tensione gioca un brutto scherzo anche a Vondrousova. Sull’1-0 e sul 40-0, la ceca spreca il vantaggio e perde 3 game di fila. Un parziale, dal possibile 2-0 all’1-3, che avrebbe potuto incidere sul risultato finale vista la grande tensione, a maggior ragione per chi uno Slam non lo aveva mai vinto (entrambe le tenniste). La tunisina si porta avanti 3-4, si arriva così al 4-4 e Jabeur perde di nuovo il servizio mandando la collega a servire per il match sul punteggio di 5-4.
Ma stavolta le gambe reggono a Vondrousova, che supera anche l’ansia del doppio fallo sul primo match Point e mette la parola fine al torneo con una elegante volèe.
La ceca sale in top ten, conquistando dunque il suo primo trofeo in uno Slam, alla sua seconda finale in carriera. Nel 2019 contro Barty si era arresa in finale al Roland Garros. Quello di oggi è il suo secondo torneo vinto, dopo Biel 2017. Dopo Wimbledon 2022, gli US Open del 2022 contro Swiatek, la brava ma sfortunata Jabeur perde la sua terza finale consecutiva in un Major.
Wimbledon, domani la finale maschile tra Djokovic e Alcaraz: appuntamento con la storia
Un appuntamento con la storia, per entrambi i tennisti. Impossibile non soffermarsi sulle diverse prospettive che può assumere una finale se la si guarda dal punto di vista di Djokovic o da quello di Alcaraz. Due generazioni a confronto, si sfideranno domani alle 15 sul campo centrale di Wimbledon dove andrà in scena anche la finale del singolo maschile. A contendersi la vittoria del titolo tennistico più prestigioso al mondo la stella nascente Carlos Alcaraz e Novak Djokovic, il veterano. Entrambi a un passo dalla leggenda i due talentuosi atleti, per i quali la finale dei Champions ha sapori e sfumature tutte diverse.
Per Djokovic infatti il prato di Londra è praticamente quello di casa. Lo dicono in numeri del serbo, in cerca del suo ottavo trofeo a Wimbledon dopo aver giocato 8 finali e averne vinte 7 (persa solamente quella del 2013 contro Murrey), che scenderà in campo inoltre per la 35esima volta in una finale dello Slam. Un record incredibile per il tennista di Belgrado, che nella sua straordinaria carriera ha inanellato record su record, portandosi già in termini di finali a quattro lunghezze dal secondo in classifica (un certo Roger Federer).
Tutto diverso per Alcaraz. Il nativo di Murcia infatti – 20 anni lo scorso 5 maggio – è alla sua prima finale in terra londinese, e dopo un anno formidabile si appresta ad affrontare anche l’ultimo ostacolo che lo separa dalla consacrazione definitiva. Tutta la Spagna farà il tifo per il giovane Carlos, pronto a raccogliere testimoni importanti e pesanti come un macigno. Le gambe però ad Alcaraz non tremano, i paragoni e le aspettative di un Paese che freme per esultare non sembrano gravare sulle sue spalle, nonostante la carta di identità.
Un torneo dominato dai giovani, soprattutto dalla parte del tabellone dello spagnolo che poi in semifinale ha avuto la meglio su Medvedev. Il sogno di vedere ancora una volta, dopo il 2021, un italiano in finale invece si è infranto con la sconfitta di Sinner, caduto sotto i colpi dell’esperto Djokovic in una semifinale dominata.
Appuntamento dunque alle 15 di domani, per una più che mai suggestiva finale: da un lato la leggenda, dall’altro la nuova stella del tennis.