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Categories: Politica

Voto a settembre se il governo non regge: il piano di Mattarella

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella è l’abile tessitore che, mediando e ignorando frecce avvelenate, ha portato alla nascita dell’intesa Lega-M5S sbloccando lo stallo iniziato con le elezioni politiche del 4 marzo 2018 e finito con la nascita del governo Conte l’1 giugno 2018.
Le tribolazioni per Mattarella potrebbero non essere ancora finite: il presidente della Repubblica potrebbe essere anche lo psicopompo che accompagnerà alla fine il governo giallo-verde e il traghettatore verso le nuove elezioni, qualora gli scossoni post Europee non dovessero rientrare e qualora l’Europa pretendesse un’incisiva manovra di aggiustamento dei conti pubblici.

I commissari europei hanno inviato una missiva al governo italiano per chiedere chiarimenti sulla mancata riduzione del debito e da mercoledì potrebbe prendere il via l’iter per la procedura di infrazione.
Il Def presentato dal governo ad aprile mette nero su bianco una situazione drammatica: debito oltre il 132% del PIL, crescita allo 0,1% e deficit al 2,4% ed aumento dell’Iva qualora non si dovessero individuare altre strade per far cassa.
Ma né Lega né M5S intendono mettere la propria firma su una Finanziaria da lacrime e sangue. Ergo, se l’Europa non molla l’osso Salvini e Di Maio (o chi per lui) faranno probabilmente saltare il banco per lasciare la patata bollente ad un governo tecnico. O, in alternativa, Mattarella indirà nuove elezioni a settembre così da scongiurare una procedura di infrazione.

Salvini intanto ostenta sicurezza: “Si va avanti” e si rispetta “il momento complicato” dei 5 Stelle. Tre giorni fa aveva detto: “E’ in arrivo una lettera della commissione Europea sull’economia del nostro Paese e penso che gli italiani diano mandato a me e al governo di ridiscutere in maniera pacata parametri vecchi e superati”.

Ma fra una dichiarazione rassicurante e l’altra Salvini lancia anche qualche freccia, così traducibile: se nel Movimento 5 Stelle prevale la linea di Di Battista il governo chiude. Salvini poi chiede (fra le righe) la testa di Toninelli: “Come è possibile andare avanti con un ministro come Toninelli che contrassegnato la sua attività in opposizione alla Tav?”
E ce n’è anche per i titolari di Difesa e Agricoltura: Elisabetta Trenta e Sergio Costa accusati da Salvini di non avere “mai smesso di frenare sull’azione di governo”.
C’è aria di rimpasto? Salvini non ama quel termine così da “prima repubblica”. Ma la sensazione è quella.

Redazione

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