Il Ddl di legge sul voto di scambio politico-mafioso è legge con l’approvazione al Senato in quarta lettura grazie a 191 sì, 32 no e 18 astenuti. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale la legge diventa immediatamente operativa e applicabile in vista delle elezioni europee del 25 maggio. L’approvazione a Palazzo Madama è avvenuta tra le tensioni con il M5S che ha protestato a più riprese, costringendo il presidente Pietro Grasso a interrompere la seduta; riprese le dichiarazioni di voto, le proteste dei pentastellati non si sono placate e i due senatori Vincenzo Santangelo e Alberto Airola sono stati espulsi dall’Aula. Dai banchi il movimento ha infatti inscenato una veemente protesta, al coro di “Fuori la mafia dallo Stato”, esponendo cartelli e foto di Silvio Berlusconi, Giorgio Napolitano e del premier Matteo Renzi con la coppola.
Le proteste del M5S nascono a causa del testo uscito dal Senato in seconda lettura e poi approvato alla Camera in terza lettura con 310 voti favorevoli e 61 contrari. La maggioranza e Forza Italia, che aveva protestato per il testo uscito da Palazzo Madama, hanno votato tre modifiche. A dare il primo parere favorevole al testo è stato il procuratore nazionale dell’Antimafia, Franco Roberti, che l’ha definita una “norma perfetta e veramente utile”. Con il voto scende la pena in carcere da un minino di 4 a un massimo di 10 anni, contro i 7 e 12 inseriti in seconda lettura al Senato. Libera e Gruppo Abele, associazioni che avevano lanciato la campagna “Riparte il futuro” per la modifica del 416 ter, chiedono che ora il Senato chiuda definitivamente l’iter in modo che la nuova legge entri in vigore prima delle europee di maggio.
Con il voto alla Camera il testo uscito dal Senato, che aveva scatenato le polemiche e le reazioni di Forza Italia, viene modificato in tre punti. Il primo è l’abbassamento della pena da 4 a 10 anni, contro i 7 e 12 usciti da Palazzo Madama: respinto dall’Aula un subemendamento del M5S e della Lega che avevano chiesto di innalzare il carcere come da testo precedente, portandolo così alla stessa pena prevista dal 416 bis sull’associazione di tipo mafioso.
Tre le modifiche: la riduzione della pena per il voto di scambio; la cancellazione del termine “qualunque” prima di “altra utilità”; la cancellazione del principio della punibilità del politico che “si mette a disposizione” dell’associazione mafiosa.
Questo il testo del 416 ter:
“Chiunque accetta la promessa di procurare voti mediante le modalità di cui al terzo comma dell’articolo 416-ter in cambio dell’erogazione o della promessa di erogazione di denaro o di altra utilità è punito con la reclusione da quattro a dieci anni. La stessa pena si applica a chi promette di procurare voti con le modalità di cui al primo comma”.
Dal PD difendono il testo, forti anche delle dichiarazioni di Roberti che ha parlato di una “norma perfetta e di vera utilità” nei processi per reato di voto di scambio. Quello che premeva anche alle associazioni che hanno promosso la raccolta firme per la modifica dell’articolo (450mila i firmatari) era che venisse recepita la proposta, “frutto di un ampio e approfondito confronto con magistrati ed esperti: inserire semplicemente nel testo del 416 ter le parole ‘altra utilità’, per colpire così in maniera efficace gli scambi di voti e favori tra politici e mafiosi”.
Non solo denaro quindi, ma tutto quello che può essere ottenuto con lo scambio di voto in favore dei criminali. Rimangono alcune perplessità sulla riduzione delle pene, ma il testo uscito dalla Camera deve essere approvato rapidamente al Senato e diventare legge “dopo 400 voti e tre votazioni”, ricorda Libera, perché l’Italia non sia priva “di una norma che possa contrastare il mercato dei voti in prossimità delle prossime elezioni di maggio, europee e soprattutto amministrative”.
Per questo la maggioranza difende le modifiche. Donatella Ferranti, del PD, presidente della Commissione Giustizia alla Camera, la definisce una “norma di grande rigore, che permetterà di stroncare qualunque patto tra politica e mafia”, che ha tenuto conto “delle criticità segnalate dall’Anm e da diversi Pm antimafia per arrivare a una norma il più possibile chiara ed efficace”.
Netta invece la protesta del M5S secondo cui l’accordo tra PD e FI “ha ammazzato il 416 ter”. “Dopo una lunga e dura battaglia il governo delle larghe intese sulla mafia, previo incontro tra capi, ha deciso che lo scambio politico mafioso non deve essere punito. Questo è tutto il punto e non ci resta che appellarci ai cittadini e lanciare il grido d’allarme su quanto sta succedendo”, scrivono i membri pentastellati delle commissioni Giustizia e Antimafia di Camera e Senato.