Perché i voucher hanno alimentato il precariato nel mondo del lavoro? In che modo alcuni datori di lavoro ne hanno abusato, spingendo il governo ad apportare modifiche e la Cgil a indire un referendum abrogativo? NanoPress ne ha parlato con l’avvocato di Firenze Matteo Pescatori, appartenente alla rete Assistenza Legale. Esperto di diritto civile, 44 anni, si occupa anche di diritto del lavoro ed è al corrente della problematica dei buoni lavoro erogati dall’Inps per retribuire i lavori occasionali (qui la guida sui voucher per fare chiarezza).
Avvocato, possiamo dire che i voucher anni fa siano stati introdotti a fin di bene?
Sì, la finalità era positiva. Serviva una modalità di pagamento per i lavori occasionali, un’alternativa più pratica alla ritenuta d’acconto con trattenuta del 20% e che consentisse di evitare pagamenti a nero. Si era aperto un limbo e serviva qualcosa per coprire questa area grigia.
Ma poi, come si dice, “fatta la legge, trovato l’inganno”…
Già, alcuni datori di lavoro hanno fatto le cose all’italiana. I voucher erano strutturati per combattere il nero ma anche per proteggerli dai controlli. Succedeva che alcuni acquistassero il voucher per attivarlo solo in caso di controlli da parte dell’ispettorato del lavoro. Se arrivava l’ispettore e chiedeva al datore di lavoro cosa ci facesse in azienda un determinato lavoratore, il titolare si giustificava mostrando il voucher precedentemente acquistato e giustificando la prestazione come accessoria.
E potevano usare impunemente questo trucchetto?
Sì, perché rispetto ad ora il datore era tenuto a comunicare all’Inps l’utilizzo del voucher fino a 30 giorni dalla prestazione lavorativa. Quindi se arrivava l’ispettore, bastava mostrargli il voucher, assicurargli che l’indomani sarebbe stato comunicato all’Inps e il gioco era fatto.
Quindi i datori di lavoro truffaldini erano tutelati dalla legge?
Sì, erano in regola in quanto avevano comunque acquistato il voucher. Era impossibile dimostrarne la malafede.
Cosa è cambiato con l’introduzione della tracciabilità, da parte del ministro del Lavoro Giuliano Poletti?
Da novembre il datore di lavoro è tenuto a comunicare all’Inps, tramite sms o email, l’utilizzo del voucher entro 60 minuti dall’inizio della prestazione lavorativa. E non più, appunto, entro i 30 giorni successivi.
Secondo lei sono sufficienti queste modifiche?
Il meccanismo di attivazione preventiva del voucher dovrebbe essere sufficiente a rimuovere questa falla nel sistema, con cui i furbacchioni avevano trovato il modo di proteggersi. Penso che questo correttivo dovrebbe aver risolto l’uso distorto dei voucher.
I buoni lavoro hanno portato buoni risultati nella lotta al lavoro nero?
Secondo i dati Istat no, non hanno migliorato la situazione più di tanto. Anche perché, voucher o no, chi vuole fare il nero troverà sempre un escamotage per farlo comunque.
I voucher hanno alimentato il precariato?
Sì, alla prova dei fatti hanno alimentato il precariato. Basti pensare ad alcuni imprenditori che possono avvalersi di soli lavoratori con voucher (nelle categorie che lo permettono), cambiandoli ogni volta per non oltrepassare i limiti di ore che possono essere retribuite in questo modo, evitando così che possano poi reclamare un contratto a tempo indeterminato. Ecco, c’è un discorso che la politica dovrebbe affrontare: quanto sono tutelati i lavoratori?
È d’accordo con la Cgil che ne ha proposto l’abrogazione tramite referendum?
Penso che il referendum su questo tema possa essere pericoloso perché rischia di lasciare un vuoto normativo. Serve una riforma del lavoro fatta bene prima del referendum. Se non si potessero più utilizzare i voucher le aziende, se impossibilitate a mettere sotto contratto i lavoratori, potrebbero tornare al nero. Anche se, ribadisco, chi vuole pagare a nero continuerebbe a farlo comunque.
La Cgil vuole abolire i voucher ma li ha utilizzati per pagare alcuni pensionati a Bologna…
C’è stata una mancanza di coerenza da parte della Cgil, ma nulla di illegale, visto che la legge ne permette l’utilizzo.
In definitiva, i voucher sono uno strumento positivo o no?
Non è uno strumento che alimenta l’occupazione, ma che serve a coprire lavori prima sommersi. Se usati correttamente sono utili. Pensiamo ai ristoranti, ad esempio, dove i titolari possono aver bisogno di più camerieri solo nel weekend. Grazie ai voucher possono pagarli in modo regolare (in caso di infortunio, ad esempio, i camerieri sono coperti dall’Inail) risparmiando sui costi della ritenuta d’acconto ed evitando il nero. Allo stesso tempo, però, credo che debba essere regolato l’uso dei voucher per ridurne l’ambito di applicabilità, per evitare che le aziende ne abusino per non assumere i lavoratori con un vero e proprio contratto. I voucher non sono uno strumento positivo, ovviamente, quando l’uso che ne si fa è distorto, ma con il correttivo la stortura più grossa dovrebbe essere stata eliminata.