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Quali sono i vulcani attivi più pericolosi al mondo? Questi giganti che sputano fuoco e rocce quando eruttano continuano ad esercitare un fascino incredibile, tanto da essere considerati un simbolo sia per per i turisti che per gli abitanti autoctoni, nonostante la comprensibile paura nel viverci accanto. La storia del mondo è piena di disastri vulcanici che hanno fatto epoca, ma ancora oggi l’attualità ci regala brividi ogni qual volta uno di questi vulcani decide di risvegliarsi. La lista di vulcani attivi nel mondo è molto ampia, noi vi proponiamo un piccolo elenco con alcuni dei più famosi tra questi, i vulcani più alti del mondo e quelli più pericolosi presenti sul pianeta.
Monte Aso
Il monte Aso è uno dei vulcani tra i più attivi nel Giappone, Paese che presenta numerose bocche da fuoco pericolose lungo tutto il suo arco insulare. L’ultima eruzione di Aso è avvenuta il 14 settembre 2015, generando una imponente colonna di cenere e fumo che ha alzato l’allerta ai livelli massimi. Essendo tra i vulcani più alti del mondo, il Monte Aso presenta anche una delle più grandi caldere del mondo, esteso 25 chilometri a nord-sud e 18 chilometri a est-ovest, mentre la circonferenza è all’incirca di 120 chilometri.
Colima
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Chiamato anche Volcán de Fuego de Colima, è il più attivo del Messico, e si è guadagnato le prime posizioni nella lista dei vulcani attivi nel mondo essendo uno dei più ‘vivaci’ di tutto il pianeta, tanto che dal 1576 a oggi ha già eruttato circa 40 volte. Caratteristica peculiare della sua attività recente è l’emissione di lava viscosa e la formazione di duomi di lava, mentre il cratere ha raggiunto una profondità di 60 metri dopo le eruzioni degli ultimi anni.
Cotopaxi
Il vulcano Cotopaxi, che si trova intorno ala Cordigliera delle Ande in Ecuador, rappresenta uno dei vulcani più alti del mondo con un’altezza stimata a 5.897 metri: si tratta di uno stratovulcano che presenta la forma di un cono perfetto di più di 3000 metri di altezza misurati dalla sua base, il cratere alla sommità misura circa 700 metri di diametro e la base del cono è larga circa 23. Questo gigante è stata fonte di distruzione di villaggi fino al 1904, quando è entrato in una fase di quiescenza, ma negli ultimi anni è tornato a dare segni di attività emettendo gas.
Popocatépētl
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Già il nome di questo vulcano messicano, Popocatépētl, evoca furia distruttiva, giacché la sua traduzione potrebbe essere più o meno montagna che fuma. Si tratta di un vulcano in attività sin dall’epoca precolombiana, situato nella regione di Puebla, e caratterizzato da una forma conica simmetrica, con ghiacciai perenni vicino al cratere, sulla cima della montagna. Benché attualmente la sua attività risulti moderata, questo gigante rientra pienamente nella lista dei vulcani attivi nel mondo, vista la costanza della sua azione. L’ultima eruzione violenta risale al dicembre del 2000.
Raung
In tutta l’Indonesia ci sono 30 vulcani attivi, e attorno ad essi vive l’8 per cento della popolazione: per citarne solo uno tra i vulcani più pericolosi al mondo segnaliamo il Raung sull’isola di Giava, che nel luglio 2015 con la sua eruzione ha bloccato per giorni turisti da tutto il mondo mandando in tilt il traffico aereo a causa del fumo e della cenere. Il Krakatoa e Tambora sono altri vulcani indonesiani considerati tra i più distruttivi al mondo, ma il Raung svetta con i suoi 3332 metri, risultando il più alto di tutto l’arcipelago.
Mauna Loa
Spesso concentriamo la nostra attenzione sui vulcani emersi e ci dimentichiamo di quelli sommersi come il Mauna Loa alle Hawaii, considerato il vulcano più alto del mondo con i suoi 9mila metri di lunghezza, che si sviluppano dal fondo del mare fino alla cima. Nella lista di vulcani attivi nel mondo risulta il più grande per volume con 75mila chilometri quadrati. Il nome hawaiano Mauna Loa significa ‘montagna lunga’, ma a dispetto delle dimensioni imponenti presenta una lava povera di silice, caratteristica che la rende poco viscosa e impedisce eruzioni esplosive, creando così un vulcano dai pendii poco inclinati, assumendo la forma di uno scudo.
Etna
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Benché oggi appaia maggiormente sotto controllo, l’Etna resta uno dei vulcani più pericolosi in Italia e nel mondo, giacché risulta essere, numeri alla mano, il vulcano più alto d’Europa e quello che nel Novecento è stata protagonista dell’eruzione più lunga, quando nel 1991 restò attivo per ben 473 giorni. Tra i vulcani in Italia l’Etna è quello che regala ciclicamente alcune delle eruzioni più spettacolari, e la sua frequente attività nel corso della storia ha avuto un impatto tale da modificare il paesaggio circostante, a volte anche profondamente, e resta costante la minaccia per le popolazioni che nei millenni si sono insediate intorno ad esso.
Vesuvio
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Dal 1944 il Vesuvio, che distrusse anticamente Ercolano e Pompei, è inattivo, ma secondo gli esperti potrebbe essere sempre sul punto di risvegliarsi, mettendo in pericolo le persone che abitano fin quasi alle sue pendici. Potenzialmente potrebbe essere il vulcano più pericoloso del mondo, ma viene costantemente monitorato per registrare ogni più piccola variazione.
La Pelee
La Pelee è il vulcano della Martinica ed è famoso per un”eruzione datata 1902, durante la quale morirono 30mila persone distruggendo la vicina città di Saint-Pierre. L’ultimo periodo di attività risale al 1929, ma resta ancora oggi tra i vulcani più pericolosi del mondo: è alto 1397 metri ed è situato nella parte settentrionale dell’isola, presentando una sommità totalmente arida. Sebbene sia attualmente in fase di semi-quiescenza, il vulcano viene oggi strettamente sorvegliato, poiché un’eruzione come quella del 1902 viene ritenuta ben più che possibile.
Nevado del Ruiz
Chiudiamo questa certo non esaustiva classifica citando il Nevado del Ruiz in Colombia, che con l’eruzione del 1985 sommerse la città di Armero nel giro di 24 ore, dopo oltre un secolo di quiescenza, uccidendo migliaia di persone in un colpo solo: si tratta di uno stratovulcano andino localizzato nel dipartimento del Tolima, caratterizzato da forte instabilità dovuta alla grande quantità di attività tettonica. Il vulcano è composto da andesite e dacite, ed è stato generato dalla subduzione della placca oceanica di Nazca sotto la placca continentale sudamericana.