Nell’Azienda ospedale università di Padova ci sono attualmente dieci pazienti ricoverati per encefalite da virus West Nile.
Marina Munari, responsabile della Neuroanestesia e Neurorianimazione dell’ospedale di Padova traccia il profilo dei pazienti ricoverati in terapia intensiva e la sintomatologia associata alla loro condizione medica.
Marina Munari rivela i numeri e la sintomatologia di questa nuova minaccia virale che presente sul territorio nazionale. La Munari ricorda come nei passati trent’anni della sua carriera medica aveva visto un solo caso da encefalite da virus West Nile. “Oggi ne abbiamo già dieci” informa la responsabile medico rispetto al numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva nell’ospedale di Padova. L’età media di questi pazienti è di 74 anni, per la maggioranza uomini, che soffrono di altre patologie di base aggiunte. Il paziente più giovane trattato in terapia intensiva aveva 51 anni. Mentre i malati che non hanno necessità di accesso alla rianimazione hanno un’età inferiore ai 60 anni.
Una febbre iniziale è uno dei sintomi comuni ai casi di contagiati dal virus. Questo stato febbrile può evolvere, a seconda che sia “un’encefalite o una meningoencefalite”, fino a provocare disturbi neurologici e alterazione della coscienza. In alcuni casi è necessario aiutare i pazienti incapaci di respirare da soli con la ventilazione meccanica. In certi casi il paziente può entrare in coma e per quelli più gravi, subentra la morte. La Munari è ottimista con i pazienti ricoverati nel suo reparto anche se rivela che la degenza e il periodo di riabilitazione sono molto lunghi e non sono escluse complicazioni o conseguenze posteriori alla guarigione.
La febbre del Nilo occidentale, meglio conosciuta con la traduzione inglese West Nile, è una malattia provocata da un virus scoperto per la prima volta nel 1937 in Africa. Prende il nome dalla zona geografica dell’Uganda dove è stato isolato per la prima volta. Il vettore più diffuso di questo virus è una zanzara. Per questa ragione si consiglia prendere delle precauzioni per cercare di evitare di essere punti da questi insetti, come usare repellenti o vestiti con maniche lunghe, ed evitare di fermarsi vicino a concentrazioni di acque stagnanti o dove c’è presenza di rifiuti.
Dalla scoperta del primo caso in Italia a giugno, attualmente i casi accertati sono 230 e di questi, tredici sono i morti per le complicazioni dovute dalla malattia. La maggioranza dei casi si concentra al nord Italia. La regione più colpita è il Veneto con oltre settanta casi.
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