Con il termine anglosassone whistleblowing si indica quel fenomeno per il quale un singolo individuo fornisce informazioni circa la violazione di una legge, collaborando così alla scoperta e alla punizione dei comportamenti dei trasgressori. Sebbene si tratti evidentemente di uno strumento di grande ausilio per la lotta alla corruzione, lo Stato Italiano non conosce ancora una specifica regolamentazione del whistleblowing, occupandosene solo sotto alcuni aspetti. Negli ultimi tempi, tuttavia, si sta affacciando la possibilità di una maggiore tutela di chi denuncia, dal momento che è in corso di esame in commissione al Senato.
Attualmente la legge tutela il dipendente pubblico che denuncia condotte illecite di cui sia venuto a conoscenza in ragione del proprio rapporto di lavoro.
La nuova formulazione prevede che la disciplina si applichi alle segnalazioni compiute dal dipendente in buona fede, cioè quando mosso dalla ragionevole convinzione che la condotta illecita si sia verificata, e si propone di rafforzare la tutela dell’anonimato del lavoratore.
Vengono inoltre espressamente previste sanzioni pecuniarie nel caso in cui l’ente ricorra a trattamenti discriminatori nei confronti del dipendente denunciante, nonché nel caso in cui non rispetti le procedure per l’inoltro e la gestione delle segnalazioni.
La maggiore novità riguarda, invece, l’introduzione di tutele anche per il dipendente o collaboratore che segnala illeciti nel settore privato. Il disegno di legge, inoltre, prpone il divieto di misure discriminatorie nei confronti dei whistleblowers, la cui violazione comporta una denuncia all’Ispettorato del lavoro: afferma inoltre la nullità del licenziamento ritorsivo del segnalante, nonché del mutamento di mansioni e di qualsiasi altra misura ritorsiva.
È evidente che il disegno di legge in questione tenta di apprestare una prima tutela al fenomeno del whistleblowing, senza però riuscire a raggiungere i risultati di altre legislazioni, in primis quella degli Stati Uniti. Difatti, non solo in America esistono svariate leggi che regolamentano il whistleblowing, ma la sua tutela risulta anche molto più ampia e dettagliata, nonché compresa in una strategia complessiva volta ad incentivare il fenomeno.
In particolare, non è possibile non notare una profonda differenza tra le norme statunitensi e il disegno di legge italiano: si tratta della totale assenza in quest’ultimo di qualsiasi previsione di premi in favore di coloro che segnalino violazioni e illeciti. Premi che, invece, il sistema americano conosce e anche in misure elevate. Ad esempio è previsto che sia corrisposto a chi segnala violazioni di leggi federali relative agli strumenti finanziari un premio che va dal 10% al 30% di quanto riscosso in conseguenza alla denuncia.
Un simile sistema avrebbe certamente il risultato di incentivare i singoli individui a denunciare illeciti di cui siano a conoscenza, anche in considerazione delle tutele che le disposizioni americane apprestano contro qualsiasi forma di ritorsione, tutele che sono certamente maggiori di quelle previste dal discusso disegno di legge. Inoltre, la previsione di premi da corrispondere ai singoli whistleblowers, qualora fosse adottata sul modello americano, non avrebbe alcun peso sui contribuenti: il sistema statunitense prevede infatti che gli stessi siano corrisposti da un fondo finanziato proprio dalle sanzioni pecuniarie comminate ai trasgressori della legge.