Il wikibombing sta diventando la nuova protesta del web contro il clickbait, la pessima abitudine dei media online di cercare il click a ogni costo. Il termine è stato coniato da Slow News, come avevamo già detto nel raccontare cos’è il wikibombing. Quello che ancora non sapevamo era chi c’era dietro questa idea, se era una cosa nata per caso oppure voluta come forma di protesta. Ora la risposta l’abbiamo. Siamo infatti risaliti ai creatori del wikibombing, le menti dietro all’originale iniziativa che sta riempiendo le fanpage di Facebook di molti quotidiani nazionali (noi compresi). Tutto parte da una pagina Facebook (ovviamente), dal nome inequivocabile: Roba a caso da Wikipedia. A idearla, due giovani ragazzi siciliani che ci hanno raccontato com’è nata e perché hanno deciso di lanciare la loro personale sfida ai media online.
Tutto è partito da questa pagina Facebook, nata durante una notte insonne dalla mente creativa di Giovanni C., maturando palermitano affascinato da sempre dal progetto di Wikipedia e stanco dell’invasione di notizie inutili sui propri profili social. L’idea è semplice: creare una pagina su cui pubblicare voci a caso tratte da Wikipedia, un po’ per ridere e un po’ per protesta contro la massa di notizie inutili che invadono i social.
Ad aiutarlo nella sua impresa Christopher M., amico e compagno di classe, che ha capito come sfruttare a loro vantaggio l’exploit di Facebook sull’engagement per dare visibilità alla pagina. Risultato? Da fine marzo, data della creazione della pagina, a oggi, Roba a caso da Wikipedia ha guadagnato oltre 14mila fan e soprattutto l’attenzione dei media. Da un piccolo gruppo chiuso alla pagina aperta, i due ragazzi hanno fatto strada e hanno coinvolto molti utenti che oggi usano il wikibombing per protestare contro l’invasione di gossip e notizie inutili sul web. Ecco cosa ci hanno detto.
Il fenomeno del Wikibombing sta venendo allo scoperto e sempre più persone lo stanno usando come forma di protesta contro il clickbait e l’invasione di gossip o news inutili: ci siete voi dietro a tutto questo?
C: Sì. Dobbiamo però fare una precisazione. Il termine “wikibombing” è stato coniato da Slow-news, noi abbiamo avuto l’idea di creare la pagina Roba a caso da Wikipedia. Abbiamo iniziato qualche mese fa: il primo post è del 24 marzo e da lì abbiamo continuato. Come tutte le cose, non è una novità al 100%. Sotto i post già ci capitava di trovare qualcosa del genere, noi l’abbiamo solo organizzata, promuovendo la lotta contro la non-informazione usando le stesse armi, cioè la curiosità e la popolarità.
Il primo post pubblicato sulla pagina Roba a caso da Wikipedia
Quindi si tratta di una cosa voluta come forma di protesta?
C: Noi lo chiamiamo “movimento” perché è una forma di protesta contro il giornalismo/gossip lanciato come spam dalle testate giornalistiche che, pur di fare pubblico e cassa, riducono la qualità delle loro notizie. Ai tempi d’oggi Facebook ci toglie letteralmente del tempo che potremmo dedicare ad altro (nel nostro caso anche allo studio), e per di più è pieno di informazioni inutili, studiate per far proseguire la lettura nonostante tutto. Abbiamo così pensato di usare lo stesso metodo, iniziando a commentare sotto quel genere di post con definizioni prese da Wikipedia che però avevano un minimo di “cultura generale”. La stessa curiosità che ti fa leggere il pezzo di gossip ti fa leggere il nostro commento perché non te lo aspetti: alla fine ti ritrovi ad aver letto qualcosa di realmente utile. In fondo stiamo solamente sfruttando una vulnerabilità umana creata dallo stesso social network, combattendola con la stessa arma.
Roba a caso da Wikipedia è nata di proposito come forma di protesta o si è evoluta da semplice tentativo a qualcosa di più grosso?
C: La pagina è nata con l’intento di diffondere pagine casuali di Wikipedia seguendo la strada più veloce e più efficace, spammare nei commenti. L’intenzione era mista, un po’ per gioco (Il birbante di turno è quello che fa sempre più successo) e un po’ con l’intento di “regalare” piccole perle di cultura generale sotto notizie inutili. Adesso sono gli stessi fan a portare avanti questa “protesta” contro i mass media e le futili informazioni.
Colpisce la scelta di prendere voci a caso da Wikipedia, un po’ come se fosse la versione social della “supercazzola prematurata” del Conte Mascetti: perché proprio Wiki?
G: Wikipedia mi è sempre piaciuto come progetto in generale. Mi piace il fatto che qualunque cosa cerchi su Google Wikipedia è sempre il primo risultato. Non so neanche come mi è venuta questa idea. Erano le 3 del mattino e non avevo nulla da fare e, scorrendo Facebook, vedevo le pagine dei media che facevano visualizzazioni con articoli “stupidi”. Così ho pensato:” Perché non commentare con qualcosa di intelligente?”. La prima cosa che ho fatto è stata andare su Wikipedia e cliccare su “una voce a caso” e da lì è nato tutto.
C: Giovanni è un pozzo di idee, io l’ho aiutato in questa cosa. Sono iscritto a Facebook dal 2009 e ho una grande passione per l’informatica e per il sociale. Col passare degli anni sempre più aziende e “VIP” hanno capito il potenziale di questo social network e, da qualche anno, sfortunatamente, anche i giornalisti. Quando è iniziata l’invasione di notizie inutile anche su Facebook, ho sviluppato una vera e propria avversione per questi tipo di articoli senza alcun contenuto informativo. Ho abbandonato la televisione da anni per lo stesso motivo e ora mi toccava vedere queste notizie anche su Facebook. La differenza tra i due media è che Facebook è aperto, è libero, a differenza della televisione puoi dire la tua e le distanze si annullano. Così abbiamo deciso di rispondere con la stessa arma.
Vi aspettavate tutta questa attenzione?
C: La corrente del “wikibombing” è nata da poco ed è un buon segno che si stia facendo notare. Sappiamo che la cosa migliore sarebbe ignorare queste notizie, ma Facebook dà più importanza ai commenti/post che hanno più successo, anche se inutili, e noi stiamo sfruttando questo exploit. Sinceramente non mi aspettavo riuscissimo a coinvolgere così tanto pubblico. Sta di fatto che quello che all’inizio sembrava un semplice gioco si è trasformato in una forma di protesta e non può che far piacere.
G: Sinceramente mi aspettavo una risposta così positiva, perché l’idea è originale: il fatto che in soli due giorni la pagina aveva già 2000 like era un buon segno. Personalmente mi piace il giornalismo online, leggo qualunque articolo che mi passa davanti, ma odio il clickbait. Per questo adoro il fatto che la gente stia utilizzando la nostra idea anche per combatterlo: i social sono un ottimo strumento per comunicare, ma se vengono usati solamente per prendere in giro la gente dobbiamo reagire. La più grande soddisfazione è vedere come le persone interagiscono con noi e tra di loro: è una piccola comunità che funziona.
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