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Categories: Cronaca

World Naked Bike Ride: ciclisti senza veli per protesta

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Andare in bici senza veli per protesta, e manifestare così il proprio diritto di appassionati delle due ruote: anche nel 2015 migliaia di ciclisti si sono radunati in una moltitudine di metropoli internazionali per il World Naked Bike Ride, che già negli anni passati aveva fatto parlare di sé suscitando la curiosità dell’opinione pubblica internazionale per le immagini stravaganti e colorate di uomini e donne di ogni età che se ne vanno in giro senza vestiti, o al limite con scritte variopinte sui propri corpi, per rivendicare il loro diritto a spostarsi in bici in città senza correre il rischio di essere uccisi da un automobilista, oppure dalle emissioni inquinanti.

Da Londra a Caracas, da Vancouver a Città del Messico, sono molte le città divenute teatro del World Naked Bike Ride 2015, diventato ormai un evento mondiale con migliaia di attivisti che sfidano il comune senso del pudore e imprevisti atmosferici attraversando in corteo le città in tenuta adamitica: la parola d’ordine è protesta, contro le emissioni delle auto, l’aggressività dei guidatori e la dipendenza della società moderna dai combustibili fossili. Il 14 giugno 2015 si è ripetuto uno spettacolo ormai consolidato, che da quel di Portand anni or sono si è propagato a macchia d’olio contagiando sempre più amanti della bicicletta in tutto il globo.

E come ogni edizione si ripete il consueto dibattito tra gli entusiasti, i divertiti e di perplessi di questa iniziativa, che da qualche anno si è spostato sui social network, dove le foto del World Naked Bike Ride diventano almeno per 24 ore uno dei trend di maggior successo tra i frequentatori della Rete, tra glutei e rotondità varie che trionfano senza imbarazzi tra i sellini e i manubri. Semplice e puro esibizionismo o una necessaria calamita per ricordare quali sono le difficoltà che i ciclisti devono affrontare ogni giorno? Probabilmente da questo dilemma non ne verremo mai a capo, e di certo le multinazionali del petrolio non si scomporranno più di tanto per questa curiosa forma di protesta: ma l’unico modo che hanno i detrattori del World Naked Bike Ride di veder porre fine a questa ‘sfilata degli orrori’ su due ruote è fare in modo finalmente che le città del futuro diventino ecosostenibili e a misura di ciclista, come per qualsiasi altro cittadino.

Giulio Ragni

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