Trappole per uccidere i cani, continuano le inquietanti segnalazioni sul web e attraverso i media tradizionali: l’ultimo caso a Palermo, dove sono stati rinvenuti pezzetti di wurstel riempiti di chiodi, a fungere da esca per sterminare i randagi tra atroci sofferenze. Non si tratta purtroppo del primo caso segnalato in questo inizio 2015, poiché anche in altre zone d’Italia ci sono state medesimi ritrovamenti, oltre alle classiche polpette avvelenate. Esiste purtroppo una parte del Paese che non trova di meglio che spendere il proprio tempo per escogitare metodi barbari al fine di sopprimere animali.
Il web ha diffuso per primo la notizia, riportando il caso di una signora che ha raccolto in via Ariosto a Palermo alcuni pezzi di wurstel che il proprio cane stava mangiando: lei stessa ha scattato le immagini in cui si vedono dei chiodi appuntiti, ben celati tra gli ammassi di carne. Un cane ovviamente è attirato dal prelibato boccone, ma ingoiando questi wurstel-trappola potrebbe morire per emorragia dopo lancinanti dolori che durano giorni. E non si tratta di un caso isolato, giacché altri proprietari di cani segnalano a poca distanza dal luogo del misfatto, a Villa Sperlinga, la presenza di polpette avvelenate, un evergreen a quanto pare intramontabile degli omicidi dei cani. Secondo i dati diffusi dalla Lav, sono stati aperti 599 procedimenti penali in Sicilia per maltrattamento di animali nel 2014, 124 solo a Palermo, e si tratta di dati parziali.
Purtroppo non è una realtà solo siciliana, ma la pratica di uccidere i cani con delle esche è diffusa in tutto il territorio nazionale, e a poco a quanto pare servono le pene previste dall’articolo 544 bis del Codice penale, da 4 mesi a 2 anni, per scoraggiare questi delinquenti. Soltanto dieci giorni fa, nei dintorni di Ferrara, sono stati segnalati numerosi bocconi avvelenati nei pressi di cassonetti dell’immondizia, ed anche qui wurstel con chiodi. Chissà che la notizia, riportata da vari blog sul web, non abbia dato ‘ispirazione’ agli omologhi carnefici palermitani.