Uragani, tsunami, alluvioni, siccità: tutte queste catastrofi naturali hanno trovato negli ultimi decenni terreno fertile a causa della deforestazione globale in tutto il pianeta. Il Wwf ha tracciato una sorta di mappa di tutti i disastri avvenuti negli ultimi decenni, ed ha riscontrato nella continua distruzione dei polmoni verdi una cassa di risonanza per gli eventi sopracitati: gli alberi fungono da ‘cintura di sicurezza’ ed è per questo che c’è chi prova a fermare lo scempio ambientale, anche a costo di rimetterci la vita pur di difendere le foreste. Da parte sua il Wwf continua a raccogliere fondi fino al 24 maggio per il progetto ‘Cuore Verde dell’Africa’, una campagna a favore del bacino del Congo minacciato anch’esso dalla deforestazione.
Nell’elenco stilato dal Wwf, l’Asia risulta essere il continente più colpito da questi disastri naturali, dallo tsunami del 2004 a Sumatra a quello del Giappone del 2011, passando per le alluvioni in Bangladesh, solo per citare alcuni degli eventi più clamorosi. L’associazione ricorda l’importanza vitale delle foreste, che ‘svolgono servizi fondamentali: consolidano i versanti, contribuiscono a ricaricare le falde, contrastano l’erosione dei suoli, contribuiscono alla qualità dell’acqua, e, non ultimo forniscono cibo e combustibili. Una volta perduta questa ‘cintura di sicurezza’ verde le popolazioni colpite dagli eventi estremi diventano più vulnerabili sia ai fenomeni resi sempre più frequenti anche per i cambiamenti climatici, sia ai disastri naturali come tsunami e terremoti‘. In base a quanto emerge dai dati diffusi da Global Forest Watch, l’uomo ha spogliato la Terra dal 30 per cento delle sue foreste, e di quelle rimanenti solo il 15 per cento è ancora del tutto intatto: questo significa aver indebolito drammaticamente la capacità del terreno di fornire protezione, assorbire le piogge, anche assicurare cibo alle popolazioni che vivono nei luoghi colpiti.
Esiste una diretta correlazione tra deforestazione e catastrofi naturali, visto che proprio in Asia la cancellazione di specie vegetali ha raggiunto livelli impressionanti: il alcuni Paesi come l’India, le Filippine e il Vietnam, afferma sempre il Wwf, la distruzione delle foreste di mangrovie arriva al 50 per cento, piante considerate airbag naturali delle coste tropicali. La Thailandia ha perso un terzo della propria superficie di mangrovie, il Nepal il 24,5 per cento nel periodo 1990-2010: non a caso Paesi colpiti da tsunami e terremoti dall’impatto devastante. Ovviamente la deforestazione non riguarda solo il continente asiatico: in Africa ha colpito il Malawi, il Madagascar, il Sudan, il Centro America ed Haiti sono stati devastati in lungo e in largo, l’Europa ha perso nei secoli quasi tutte le foreste primarie sostituite da coltivazioni, insediamenti o altre foreste del minore valore ecologico. Tutte zone del mondo a forte rischio davanti ad eventi naturali di tipo catastrofico: proprio per questo l’obiettivo di raggiungere una deforestazione zero nel 2020 non deve essere considerata utopia ma una necessità concreta. Ne va del nostro futuro, oltre che del pianeta.
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