Il capo di Stato della Bielorussia Alexander Lukashenko ha in programma una visita in Cina, dopo essere stato invitato personalmente dal presidente Xi Jinping. La notizia è emersa direttamente dal ministro degli Esteri cinese e ha, inevitabilmente, fatto tornare alla mente la recente visita diplomatica che ha sancito un’ alleanza ancora più stretta tra Pechino e Mosca che è, a sua volta, storica alleata delle autorità bielorusse.
Il viaggio del capo di Stato bielorusso è in programma per il 28 febbraio e si protrarrà per qualche giorno. Già da tempo Cina e Bielorussia hanno stretto una partnership più stretta e in diversi ambiti e questo nonostante la chiara presa di posizione di Lukashenko che ha, sostanzialmente, appoggiato Putin nell’operazione militare speciale in Ucraina, permettendo al leader del Cremlino di utilizzare i propri territori. Questo ha sollevato molte critiche da parte delle Nazioni occidentali, ma allo stesso tempo ha anche rafforzato il loro legame. Un legame ha anche visto, spesso, anche la presenza del leader cinese Jinping e questo ora è più evidente che mai.
Il capo di Stato Lukashenko ha in programma una visita a Pechino per approfondire una cooperazione, già stabile, ma che le dinamiche scaturite dalla guerra in Ucraina hanno reso più profonde. Le alleanze sono diventate qualcosa di necessario per riuscire a contrastare, ad esempio, le sanzioni occidentali, emesse in seguito a violazioni inerenti il conflitto in atto. Nonostante Minsk e Pechino restino apparentemente distaccate in realtà il sostegno a Mosca è noto e oltretutto è un argomento che è stato discusso direttamente con le autorità internazionali.
Il portavoce del leader cinese Hua Chunying ha dichiarato: “Su invito del presidente cinese Xi Jinping, il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko effettuerà una visita di stato in Cina dal 28 febbraio al 2 marzo”.
Gia lo scorso settembre Jinping e Lukashenko hanno avuto modo di vedersi in Uzbekistan, a Samarcanda, e stringere accordi in ogni ambito, partendo da quello economico e commerciale fino a quello produttivo ed eenergetico.
Lukashenko ha precisato anche all’inizio del mese di febbraio che avrebbe rifatto la stessa scelta attuata lo scorso anno ovvero consentire a Putin di utilizzare il suo territorio per l’attacco in Ucraina.
Zelensky e le autorità di Kiev hanno espresso la loro preoccupazione in merito a una possibile presa di posizione della Bielorussia, al fianco di Mosca nella guerra in Ucraina.
La minaccia è diventata poi reale preoccupazione, tanto da costringere un numero considerevole di truppe di Kiev a prendere posizione e difendere il confine nord con la Bielorussia.
Venerdì il ministro degli Esteri bielorusso Aleinik ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo di Pechino, dove è stata ribadita la reciproca volontà di collaborazione e soprattutto di approfondire la fiducia politica reciproca.
Un punto focale dell’alleanza è il sostegno che ha promesso a Mink il funzionario cinese che ha affermato che si impegnerà a contrastare i tentativi di “forze esterne di interferire nei suoi affari interni o di imporre sanzioni unilaterali illegali”.
Venerdì anche Lukashenko ha avuto modo di avere una lunga conversazione con Putin, la notizia è stata divulgata da un canale social legato al servizio stampa del leader di Minsk, senza però descrivere il tema della telefonata.
Il leader Xi ha deciso di compiere proprio in questi giorni, che hanno segnato un anno dall’inizio del conflitto in Ucraina, passi che hanno stretto maggiormente relazioni già esistenti e legate alle dinamiche geopolitiche, come per esempio con la Russia e Iran e ora anche Bielorussia.
Nonostante abbia anche partecipato alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco dove ha affermato con decisione che il raggiungimento di un accordo di pace è l’unica via percorribile.
Proprio riguardo a questo tema Pechino ha proposto un documento, suddiviso in dodici punti dove è racchiuso un piano di pace e una soluzione globale politica che vuole porre fine alla crisi ucraina.
La pubblicazione del piano di pace di Jinping è stato presentato a Monaco e, già nelle settimane precedenti, le dichiarazioni pubbliche in merito a una risoluzione pacifica del conflitto tra Mosca e Kiev sono state molte e la Cina ha rimarcato la necessità di ripristinare equilibrio globale più volte e a livello mediatico.
Allo stesso tempo però sono state divulgate anche le accuse da parte degli Stati Uniti che hanno affermato che esiste una concreta possibilità che la Cina possa fornire alla Russia armi letali da impiegare in territorio ucraino.
Il legame tra Lukashenko, Putin e Jinping si sta intensificando in un momento di transizione della guerra in Ucraina. La paura internazionale è che Pechino e Minsk, che ha un ruolo territoriale e una collocazione stategica, possano diventare alleati effettivi della Russia.
Il piano di Xi è stato programmato per essere reso pubblico proprio per il primo anniversario del conflitto ed esorta a: “sostenere Russia e Ucraina nel lavorare nella stessa direzione e riprendere il dialogo diretto il più rapidamente possibile”.
Zelensky ha accolto con favore il documento cinese e ha espresso il desiderio di poterne discutere con il capo di stato Jinping. Ha specificato però che un piano di pace concreto può essere studiato soltanto da chi sta combattendo effettivamente la guerra.
Podolyak, uno degli alti consiglieri di Zelensky, ha affermato che: “qualsiasi piano per porre fine alla guerra della Russia in Ucraina deve comportare il ritiro delle truppe di Mosca ai confini dell’Ucraina del 1991 al momento del crollo dell’Unione Sovietica.”
Anche il presidente Macron ha precisato che ha intenzione di visitare la Cina ad Aprile e ha precisato che si auspica che il colloquio possa essere produttivo per apportare un processo di pace in Ucraina.
Ha chiesto chiaramente a Pechino di intervenire con la sua influenza e attuare un passo globale esercitando: “pressioni sulla Russia affinché non usi mai armi chimiche o nucleari e fermi questa aggressione prima dei negoziati”.
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