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Il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis ha annunciato le sue dimissioni: con un post sul suo blog (LEGGI IL TESTO INTEGRALE IN PDF) ha affermato di aver deciso di abbandonare il governo di Tsipras. L’ipotesi delle dimissioni inizialmente si era insinuata, ma poi diventavano sempre più insistenti. Polemiche sono state le sue parole, perché ha detto che proprio il suo abbandono del governo potrebbe essere visto come una possibilità per raggiungere un accordo nell’Eurogruppo. Resta ancora da capire, però, se queste dimissioni basteranno per il raggiungimento di un accordo in Europa.
Varoufakis ha detto che considera suo dovere aiutare Alexis Tsipras a sfruttare “il capitale che il popolo greco ci ha offerto attraverso il referendum”. Il ministro ha detto che sosterrà pienamente Tsipras. Fin dalle prime trattative, Varoufakis è stato mal tollerato, specialmente da Berlino, e più di una volta non è apparso in sintonia con il Premier. L’idea che è passata è proprio questa: la sua permanenza nel governo greco avrebbe potuto continuare a creare qualche problema nei rapporti con gli altri leader europei. Senza Varoufakis, Tsipras, dopo la vittoria del no al referendum, potrà dare un’immagine più moderata dell’esecutivo. C’è già in programma una riunione di tutti i leader di partito greci, per stabilire quale sarà il nome del nuovo ministro delle Finanze. Già emergono le prime indiscrezioni su chi potrebbe prendere il posto lasciato vuoto da Varoufakis. Sembra possibile pensare a Euclid Tsakalotos, che ha ricoperto il ruolo di capo negoziatore della Grecia nei colloqui con i creditori internazionali.
Chi è Yanis Varoufakis
Classe 1961. È un economista, un matematico-statistico, ha insegnato all’Università di Essex. È diventato oggetto di contesa tra Cambridge e Sidney, per occupare in seguito la cattedra in Public Affairs presso l’Università di Austin (Texas). Infine è ritornato ad insegnare all’ombra dei portici dipinti nella zona settentrionale dell’agorà – insomma, all’Università di Atene -. Dal proprio blog – yanisvaroufakis.eu – all’alba delle elezioni greghe, il Ministro annunciava la propria scelta: “Questo è il momento per stare in silenzio o parlare, arrivo”.
Ha indossato una giacca di pelle dal colore nero, è salito in sella alla propria moto – una Yamaha dal colore nero, quadricilindrica, modello Xjr1300 – e si è diretto al giuramento al cospetto del Presidente della Repubblica. Varoufakis al suo primo incarico istituzionale è stato a capo della squadra di negoziatori per accordare i nuovi termini con i creditori europei ed internazionali. Con un carattere fiero, energico, grintoso nel 2012 in una colonna del Deutch Welle sfidava già tutti: “Non è in questione sapere se la Grecia è pronta per l’Eurozona, bensì il nodo fondamentale è sapere se l’Europa è pronta per la Grecia”.
L’approccio del neo Ministro alla crisi greca è stato quello di insistere sulla ricerca delle radici più profonde: il problema – a detta di questo bello e impossibile, che ne mastica qualcosa di macroeconomia – è molto più grande, è sistemico e non può essere affrontato imponendo soltanto politiche di austerità a economie mediterranee in difficoltà. Queste e altre complesse questioni sono state analizzate all’interno del suo lavoro “Il Minotauro globale: l’America, l’Europa e il futuro dell’economia globale” pubblicato nel 2013 e somministrato come un possibile tentativo chiarificatore delle comuni origini della crisi globale. Resta un ragazzaccio nell’animo, i cui strascichi sono ravvisabili in un aspetto esteriore molto rock, che continua a far impazzire il web.
“Quando la crisi globale ha raggiunto l’Europa nel 2008, l’Unione monetaria europea si è dimostrata irrimediabilmente impreparata al crash economico. Peggio ancora, i nostri leader hanno trattato la crisi del debito con un’austerità universalizzata”. Nel suo ultimo libro, “Una modesta proposta per uscire dalla crisi dell’euro” – scritto a quattro mani con James Galbraith, figlio di John, leggenda economica durante l’amministrazione Kennedy – il Ministro ritorna sul tema dell’austerità, auspicando l’uscita dal tunnel soltanto con politiche espansive.
Radicale, ma al punto giusto: è conscio che l’intolleranza assoluta nei confronti dei vecchi creditori si dimostrerebbe una scelta intollerabile e azzardata, allo stesso modo chiede alle diplomazie europee soltanto tempo, per dare il giusto margine alle riforme economiche, combattere il complesso delle limitazioni imposte, e frantumare la Troika, in un percorso insidioso che si inerpica e si perde tra la Bce, la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale. Varoufakis gioca la propria partita a scacchi con mosse silenziose, preferendo gli incontri bilaterali ai grandi summit.
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