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Categories: Cronaca

Yara Gambirasio, i genitori a 4 anni dal delitto: «Vogliamo il colpevole»

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I genitori di Yara Gambirasio, a 4 anni dal delitto, mostrano sempre una grande compostezza e, adesso che Massimo Bossetti si trova ad essere indagato per l’omicidio, continuano con la linea che li ha sempre contraddistinti, dichiarando apertamente di non volere un colpevole, ma il colpevole. A fare presenti le loro parole è stato l’avvocato Enrico Pelillo. Quest’ultimo ha detto che la famiglia ha sempre rispettato il lavoro di tutti ed ha aspettato con la massima compostezza l’esito degli accertamenti.

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Adesso i familiari di Yara aspettano il processo, per cercare di trovare la verità, che non vuole essere un momento di esultanza, ma soltanto la possibilità di fare chiarezza su un caso, nel quale restano aperti ancora molti misteri.

I genitori di Yara

L’avvocato Pelillo sottolinea l’importanza che venga celebrato presto il processo, per accertare se l’indagato è il colpevole della morte della piccola ginnasta. Racconta il suo rapporto speciale con i genitori di Yara, descrivendoli come persone che tengono molto al decoro e alla forza interiore e che non hanno mai sbandierato il loro dolore. Hanno manifestato questo atteggiamento anche quando si sono sentiti con l’avvocato, nel giorno in cui è stato fermato Massimo Bossetti.

Il consulente genetista forense Giorgio Portera ammette che il suo ruolo è molto importante, perché ha il dovere di trasferire alla famiglia le informazioni che riguardano i contenuti tecnico-scientifici delle verifiche. Per lui non ci sono dubbi, perché il dna rappresenta una prova inconfutabile. Portera afferma come sia sicuro che il carpentiere di Mapello fosse sulla scena del delitto, ma la traccia di dna non può stabilire se è stato proprio lui ad uccidere Yara. Questo punto deve essere accertato dal processo.

Secondo il consulente, è giusto che vengano fornite delle interpretazioni che si basino su dati scientifici e che questi giudizi vengano rilasciati da persone che hanno competenze. D’altronde il dna resta il pilastro portante di tutta l’indagine. Allo stesso tempo fa notare l’essenzialità di dare interpretazioni alternative, perché queste possono aprire nuovi scenari. Restano ancora da analizzare i peli e i capelli trovati sul furgone di Bossetti e mancano le ultime relazioni sui mezzi, sul computer e sui cellulari dell’indagato.

Giorgio Rini

Giorgio Rini è stato collaboratore di Nanopress dal 2014 al 2017, occupandosi principalmente di politica, cronaca e spettacoli.

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