Yara Gambirasio, il gip di Venezia chiede di indagare la pm di Bergamo: “Ipotesi di depistaggio”

Letizia Ruggeri, il pubblico ministero di Bergamo che ha lavorato sul caso di Yara Gambirasio, deve essere indagata per depistaggio, come richiesto dal giudice per le indagini preliminari di Venezia. 

Yara Gambirasio
Yara Gambirasio – Nanopress.it

L’ipotesi di reato, come riferisce l’Adnkronos, è il depistaggio in merito alla presunta non corretta conservazione dei 54 campioni di Dna ritrovati sul corpo di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate Sopra, per il cui omicidio è stato condannato all’ergastolo Massimo Bossetti.

Novità nel caso di Yara Gambirasio

Letizia Ruggeri, il pubblico ministero di Bergamo che ha lavorato al caso di Yara Gambirasio, ‘deve’ essere indagata per frode in processo penale e depistaggio. A chiedere le indagini è stato il giudice per le indagini preliminari di Venezia, Alberto Scaramuzza, secondo il quale la Ruggeri non avrebbe conservato e correttamente gestito i campioni di Dna ritrovati sul corpo di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate Sopra uccisa nell’autunno del 2010.

I campioni di Dna sono stati considerati da sempre la ‘prova regina’ che ha inchiodato Massimo Bossetti, il muratore di Mapello, considerato l’esecutore materiale del delitto della giovane ginnasta e per il cui reato è stato condannato all’ergastolo. Da anni i legali difensori di Bossetti chiedono di poter rianalizzare le 54 provette contenenti la traccia biologica mista di Yara e del suo assassino.

Massimo Bossetti (3)
Massimo Bossetti – Nanopress.it

Le ipotesi di reato della pm

La presunta mala conservazione riguarda lo spostamento dei campioni di Dna dall’ospedale San Raffaele di Milano all’ufficio Corpi di reato del tribunale di Bergamo. Stando a quanto riferito da Salvagni, legale di Bossetti, quello spostamento avrebbe deteriorato il Dna contenuto nei campioni, che erano conservati a 80° sotto zero e avrebbe reso inutile ogni tentativo di effettuare sugli stessi delle nuove analisi.

Nel documento redatto dagli avvocati di Bossetti si fa riferimento prima al 26 novembre del 2019, quando la difesa di Bossetti richiese l’accesso ai campioni di Dna e il giorno seguente ottenne l’autorizzazione per farlo. Il tutto però senza sapere che il pubblico ministero Ruggeri aveva già chiesto di spostare le 54 provette all’ufficio Corpi del reato di Bergamo. Il 21 novembre i campioni vengono tolti dal frigo e consegnati ai carabinieri di Bergamo e 12 giorni dopo, il 2 dicembre del 2019 arrivano all’ufficio preposto. Secondo gli avvocati di Bossetti, quest’attesa e il successivo spostamento dei campioni ne avrebbe compromesso le successive analisi.

Dalle indagini non è mai emerso che da parte degli indagati ci sia mai stata la volontà di distruggere o danneggiare quei 54 campioni di Dna che hanno costituito la prova-principe.

 

 

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