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Un alto funzionario statunitense ha confermato la morte dell’ostaggio americano Luke Somers in Yemen, durante un tentativo di salvataggio. Il giornalista era stato rapito dalla cellula yemenita di al-Qaeda nel settembre 2013, mentre lasciava un supermercato a Sanaa. Secondo la fonte citata dal Nyt, il 33enne sarebbe stato ucciso questa notte a colpi d’arma da fuoco dai suoi sequestratori mentre il raid per salvarlo era in corso. Sarebbe stato trovato dal commando quando era gravemente ferito e trasferito su una nave militare americana nella regione. Qui sarebbe morto per le ferite.
La dichiarazione arriva dopo che Lucy Somers, sorella del giornalista Luke Somers rapito dai militanti nel 2013, ha detto di avere saputo dall’Fbi che il fratello è morto durante un tentativo di salvataggio fallito.
Il segretario di Stato americano, John Kerry, aveva sollecitato Obama raccomandand al presidente di autorizzare il tentativo di salvataggio del giornalista americano perchè erano giunte voci di ‘credibili informazioni che la vita di Luke era in immediato pericolo’. Il raid per salvarlo è fallito, perché i militanti di al-Qaeda nella penisola araba che lo tenevano prigioniero lo hanno ucciso.
Con lui è stato ucciso anche un ostaggio sudafricano, Pierre Korkie. Era un insegnante che lavorava come operatore umanitario. Il fondatore dell’organizzazione umanitaria per cui lavorava ha spiegato che avrebbe dovuto essere liberato dopo poche ore.
Il ministero della Difesa yemenita ha invece affermato in seguito che un ostaggio americano è stato liberato in una operazione dell’esercito, ma non ha fornito l’identità dell’americano cui si riferisce: “Un ostaggio americano che era tenuto prigioniero da al-Qaeda è stato liberato sabato mattina durante una operazione di successo nella regione Wadi Abdan, nella provincia meridionale di Shabwa, in cui dieci terroristi sono stati uccisi“, tra cui un comandante.