La storia di Ylenia Carrisi sembra non conoscere né pace, né fine. Della figlia di Al Bano e Romina Power non si hanno più notizie attendibile da oltre 20 anni. Dal giorno della sua scomparsa a New Orleans, negli Stati Uniti, le ipotesi si sono rincorse senza mai giungere alla verità.
E perché torniamo a parlarne ancora una volta? Perché pare, secondo quanto dichiarato dal Quotidiano Nazionale, che ci sia una nuova valida pista: l’assassino di Ylenia Carrisi potrebbe essere Keith Hunter Jesperson, un camionista americano.
L’Interpol ritiene possa essere una valida strada, tanto che ha provveduto immediatamente a far prelevare il Dna da Albano, Romina Power e dai figli Yari, Cristel e Romina Junior.
Attualmente il materiale è sotto esame dei Ris di Roma, che avrà cura di confrontarlo con il dna prelevato dalle ossa di una donna, rinvenute ad Holt, in Florida, il 15 settembre del 1994, ovvero nove mesi dopo la denuncia della scomparsa di Ylenia. Per anni l’identità di quelle ossa è rimasta misteriosa.
Il camionista, nel 1996, ammise di aver ucciso una ragazza nei pressi di una stazione di servizio di Tampa, in Florida. La giovane sconosciuta si faceva chiamare Suzanne e la sua destinazione era la California o il Nevada.
Secondo gli inquirenti americani la figlia della coppia di cantanti, in quegli anni si faceva chiamare proprio Suzanne. Inoltre frequentava un ragazzo di New Orleans, un’artista di strada, che fu successivamente accusato di omicidio.
E’ stata proprio la confessione di Keith Hunter Jesperson a spingere lo sceriffo di Palm Beach a mettere in correlazione gli elementi.
Il fatto sconcertante è che la ricostruzione del volto della donna uccisa dal camionista è incredibilmente simile a quello di Ylenia.
Ma a questo punto si apre un nuovo mistero all’interno di un giallo già di per sé è estremamente complesso: perché il ritrovamento di quelle ossa non fu mai collegato alla scomparsa della ragazza avvenuta nove mesi prima?
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