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Zara, biglietti di protesta dei lavoratori nei vestiti: ‘Ho fatto quest’abito ma non mi hanno pagato’

[didascalia fornitore=”ansa”]Un negozio Zara[/didascalia]

Una singolare protesta sta andando avanti nei negozi Zara in Turchia dove i dipendenti di un’azienda esterna, la Bravo Textil, hanno lasciato dei biglietti negli abiti da loro confezionati per protestare contro la chiusura dell’azienda e il loro mancato pagamento. “Ho fatto questo vestito che stai per acquistare ma non sono stato pagato”, si legge nel biglietto, postato su Twitter da alcuni clienti del marchio. La protesta nasce dalla chiusura improvvisa dell’azienda che sarebbe avvenuta nel giro di poche ore: i dipendenti lamentano di non essere pagati da tre mesi e chiedono almeno gli stipendi arretrati.

A darne notizia è stata l’Associated Press che sta indagando sulla vicenda: al momento il marchio Zara non ha fatto commenti ufficiali e non ha risposto alle domande dell’agenzia. Secondo quanto ricorda l’Independent, la società Bravo Tekstil lavorava anche per Mango e Next.

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Non è la prima volta che Zara, che fa parte del colosso Inditex, finisce nel mirino per politiche lavorative non idonee. Il quotidiano inglese ricorda le accuse di danni all’ambiente e sfruttamento della manodopera, compresa quella infantile, che hanno colpito il marchio: tra le ultime, quella di aver usato profughi siriani di 15 anni.

L’azienda spagnola ha da poco partecipato a un incontro con l’Organizzazione internazionale del lavoro per mostrare i miglioramenti fatti per quanto riguarda i diritti dei dipendenti e le loro tutele. Un portavoce della Inditex ha spiegato all’Independent che l’azienda “ha soddisfatto tutti i suoi obblighi contrattuali con la Bravo Textil e sta attualmente lavorando a una proposta con le altre società per cui lavorava – Mango e Next – per creare un fondo a favore dei lavoratori colpiti dalla scomparsa fraudolenta del proprietario della Bravo”.

Il fondo, conclude il portavoce, servirà a pagare gli stipendi arretrati, le indennità e il trattamento di fine rapporto che non sono stati ancora saldati ai dipendenti. “Siamo impegnati a trovare una soluzione rapida per tutti coloro che sono stati colpiti dalla chiusura dell’azienda”.

Lorena Cacace

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