Amici nemici. Fra Alexis Tsipras e l’avvocatessa Zoe Konstantopoulou, presidente del Parlamento greco, non scorre buon sangue da quando lei la scorsa settimana si è astenuta dal voto. Ora però è lei l’ago della bilancia, in quanto esprimerà il voto decisivo per la Grecia, anche se ha già fatto sapere di essere contraria a qualsiasi altro sacrificio e il suo posto in Parlamento non lo lascia, nonostante l’invito a dimettersi da parte degli ortodossi lealisti di Syriza.
Forse intorno a lei e a Yanis Varoufakis sta nascendo una opposizione a sinistra, forte dell’ostruzionismo della presidente, fattostà che non c’è tempo da perdere. Zoe Konstantopoulou nel 2013 fu accusata da quattro turiste canadesi e australiane vittime di abusi sessuali di usare ogni mezzo di natura procedurale per ritardare il processo ai colpevoli, alcuni giovani greci che lei stessa difendeva, inoltre nel 2007 è stata denunciata alla Commissione Europea dei diritti umani, ma la prima udienza si è tenuta solo nel marzo 2015.
Alla luce di questi fatti passati e del suo essere restia a dire la sua sulla questione Grecia, i deputati favorevoli all’accordo, fra i quali quelli di Syriza fedeli al premier, stanno pensando di avanzare una mozione di censura nei suoi confronti.
Non sarà facile, in quanto il provvedimento richiede la firma di 50 giuristi e di una maggioranza qualificata, oltre che il via libera da parte dell’intero gruppo di Syriza e tutto questo non è fattibile in pochi giorni. Come volevasi dimostrare, la bilancia per ora pende dalla parte di Zoe Konstantopoulou, non esistono disposizioni che la obblighino a sottoporre il testo di legge che riceverà da Tsipras all’assemblea plenaria e il Parlamento greco non prevede corsie preferenziali per accorciare i tempi.